Il 17 settembre è uscita la terza stagione di “Sex Education”, la serie tv Netflix che ha come protagonisti un gruppo di ragazzi alle prese con i problemi tipici dell’adolescenza tra cui, come suggerisce il titolo, il sesso.
“Education” racchiude invece l’essenza di questo prodotto inglese di successo che è una serie educativa perché affronta temi delicati e spesso considerati tabù con la giusta dose di ironia e serietà, partendo dalle vicissitudini dei protagonisti che si ritrovano spesso impreparati ad affrontare le loro prime esperienze.
Il livello di informazione degli adolescenti in “Sex Education” non si discosta molto da quello che possiamo trovare nella realtà: la maggioranza dei ragazzi è infatti disinformata su temi come il funzionamento degli organi sessuali, i meccanismi della riproduzione e della gravidanza, i diversi metodi contraccettivi e le malattie a trasmissione sessuale.
Uno studio recente ha messo in luce che un giovane italiano su due si informa su Internet, con il rischio di imbattersi in fake news e consigli errati, il 6% si rivolge ai genitori e solo il 4% a medici specializzati.
L’ignoranza su argomenti come la salute sessuale e i metodi contraccettivi espone i ragazzi al rischio di gravidanze indesiderate o di contrarre malattie sessualmente trasmissibili; impedendo di vivere una vita sessuale sicura, protetta e serena.
Per questo diventa fondamentale il ruolo di un’educazione sessuale e affettiva che aiuti i ragazzi a vivere e comprendere meglio l’intimità; nonostante gli stessi adolescenti sentano il bisogno di una formazione sull’argomento e l’educazione sessuale sia tra le materie che essi inserirebbero nel programma, l’esperienza scolastica italiana è povera di insegnamenti sulle nozioni base riguardanti il sesso e l’affettività.
Perché questa lacuna su un tema tanto delicato e importante? L’inserimento dell’educazione sessuale tra le materie scolastiche ha sempre trovato l’opposizione della Chiesa cattolica: del sesso meno si parla meglio è, anche perché a certe cose, non dimentichiamolo, bisogna iniziare a pensare solo dopo il matrimonio.
Anche se la situazione sembra essere migliorata, l’introduzione di questa materia nel programma ha un nuovo nemico: le famiglie italiane che talvolta sono contrarie all’educazione sessuale in classe perché vedono il sesso come un argomento tabù da trattare al limite in famiglia, ma di certo non tra i banchi di scuola.
Inoltre, mentre in molto paesi europei l’educazione sessuale è una materia curriculare obbligatoria e il suo insegnamento è regolato da linee guida dettagliate alle quali gli insegnanti devono attenersi, in Italia la mancanza di un quadro chiaro di riferimento porta le scuole a regolarsi come meglio credono e questo a volte si traduce in un nulla di fatto.
In alcuni casi, infine, si hanno difficoltà a reperire i fondi per finanziare il corso e offrirlo a tutti gratuitamente.
La strada quindi sembra ancora lunga nonostante l’Organizzazione Mondiale della Sanità consideri la sessualità un aspetto centrale dell’essere umano lungo tutto il suo percorso di vita; l’educazione sessuale deve dunque iniziare precocemente e continuare durante l’adolescenza e l’età adulta, comprendendo sia elementi legati alla sfera fisica sia quelli legati alla sfera emotiva e sociale.